Di cosa è composto il calcestruzzo è risaputo: cemento, acqua e aggregati. Altrettanto indiscussa è la predilezione per questo materiale edile, malleabile ma altamente resistente alla pressione una volta indurito. Il problema risiede nel forte impatto che la produzione del legante cemento esercita sul clima. Per costruire in maniera sostenibile, MOBBOT punta sulle caratteristiche aerodinamiche del calcestruzzo a spruzzo e sull’uso di un robot automatizzato. Ciò consente non solo di impiegare materiali primari riciclati e disponibili in loco, ma anche di consumarne in quantità più limitate.
Da anni l’industria edile è rimasta per molti aspetti sempre la stessa, senza svilupparsi ulteriormente. L’acquisizione dati in tempo reale attraverso l’impiego della robotica rappresenta un nuovo metodo per ottimizzare i processi. «Solo ciò che può essere misurato può anche essere migliorato», dichiara Aurélie Favier, responsabile della sostenibilità in MOBBOT. L’innovazione della piccola azienda di Friburgo esercita una notevole influenza sull’intero settore. «Grazie all’acquisizione dati in tempo reale e alla loro implementazione diretta durante l’esecuzione del lavoro, è possibile ottimizzare la flessibilità produttiva riducendo drasticamente il consumo di calcestruzzo», spiega Favier. In questo modo si ottengono migliori risultati sotto il profilo economico, ecologico e sociale.
Il termine MOBBOT racchiude in sé il cuore di questo processo – il robot mobile. Si tratta di un sistema trasportabile che può essere installato nel giro di poche ore direttamente in cantiere. Un grande vantaggio rispetto alla tradizionale stampa 3D consiste nella possibilità di creare elementi, come rivestimenti per cavi, pozzetti o muri di contenimento, dimensionati su misura e con uno spessore compreso tra 8 e 30 centimetri. Così come l’integrazione a monte di barre d’armatura e ancoraggi di sollevamento, che in caso contrario devono essere applicati in un secondo momento mediante l’uso di malta. In questo modo la logistica diviene più sicura e una commessa che richiederebbe diversi giorni di lavorazione può essere evasa nel giro di 24 ore. Con Cablex, un’affiliata del gruppo Swisscom, sono già stati realizzati con successo numerosi progetti per la produzione di camere in calcestruzzo per cavi di segnalazione e telecomunicazione o per cavi di bassa, media ed alta tensione. Fra i clienti più noti vi è anche la Divisione opere e costruzione stradali di Zurigo.
Dalla fine del 2021 la start-up opera in un nuovo settore: la costruzione di gallerie. L’azienda è uscita quindi dai laboratori di ricerca per essere presente in cantiere, trasferendo ancor di più le proprie competenze dai componenti dell’infrastruttura IT alla gestione dati. «Le nostre conoscenze di IoT e la domanda in questo ambito continuano a crescere, per questo ci siamo concentrati sulla raccolta dati e su come renderli accessibili attraverso la dashboard. In questo modo si riesce immediatamente a capire dove occorre ottimizzare», dichiara l’ingegnere Aurélie Favier, una degli undici collaboratori di MOBBOT. I dati acquisiti in maniera costante e in tempo reale vengono inviati alla dashboard personalizzata online, raggiungibile da ogni apparecchio, per tenere costantemente sotto controllo il lavoro ed intervenire in caso di necessità. Al momento è in corso tutta una serie di progetti, con grandi sfide da affrontare ma anche un enorme potenziale da sfruttare. «E noi siamo nel pieno di questo processo», aggiunge Favier sorridendo.
L’utilizzo per il calcestruzzo di materiali primari più rispettosi del clima, come terra o cemento a minore intensità di CO2, è una delle possibili opzioni per arrivare a un’edilizia più sostenibile. Ma consumare meno materiale è molto più efficace: utilizzando la tecnologia del calcestruzzo a spruzzo si genera una notevole quantità di rifiuti da dover prelevare e poi smaltire, un’attività costosa e ad alta intensità di CO2. Aurélie Favier illustra la sua soluzione al problema: «Noi lavoriamo per ridurre la quantità di questi rifiuti. Se acquisendo dati riusciamo a misurare in modo preciso lo spessore necessario e le distanze, possiamo evitare l’uso di parecchio materiale e ridurre così anche le emissioni di anidride carbonica.» E le cifre parlano chiaro: per ogni chilometro di galleria si possono risparmiare circa 500’000 franchi e 1'000’000 kg di CO2.
Una novità consiste nell’impiegare materiali fini riciclati da 0 a 4 mm e aggregati da 4 a 8 mm che finora non era stato possibile recuperare al 100%. Nell’ambito di un programma di innovazione e rilancio sono state sviluppate, con l’azienda Holcim Svizzera, formule di calcestruzzo pompabile che riescono a vantare un’elevata resa meccanica già a distanza di 24 ore, con una quota di additivi riciclati sotto gli 8 mm che arriva fino al 45%. Inoltre si è potuto ridurre lo spessore parete, abbassando di un terzo le emissioni di CO2 per m3. «Il nostro obiettivo è pensare in maniera circolare, risparmiando risorse e tempo lungo e oltre l’intero processo», precisa Favier.
Nel 2018 Agnès Petit Markowski, cosmochimica laureata in industria mineraria e mineralogia, ha fondato la start-up MOBBOT. Dopo molti anni di esperienza nel settore edile, sa bene dove bisogna intervenire per cambiare qualcosa. «Siamo impegnati a promuovere un’organizzazione altamente produttiva, costituita da collaboratori diversi con visioni e culture differenti. Questa varietà da buoni frutti», aggiunge Aurélie Favier. Lo stimolo a rivoluzionare il settore delle costruzioni e il desiderio di risolvere il problema dell’eccesso di rifiuti edili fanno progredire l’edilizia sostenibile. MOBBOT ci mostra dove potrebbe portare l’orientamento del settore in materia di protezione del clima. Ed è un percorso molto promettente.
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