I vecchi metodi di misurazione portavano a sopravvalutare enormemente le immissioni generate dalle antenne adattive. Ecco perché, dopo oltre due decenni, il Consiglio federale ha modificato le regole sulla misurazione intervenendo in sede di ordinanza. Solo così queste antenne possono offrire i loro benefici: ridurre le immissioni complessive pur trasmettendo un maggior volume di dati. Il valore limite dell’impianto (VLImp) viene ora misurato nell’arco di 6 minuti, come già viene fatto da sempre con il valore limite di immissione (VLI), dieci volte più alto. (Le definizioni di VLImp e VLI sono fornite in calce.)
Ai critici piace paragonare questa media su 6 minuti alla piastra elettrica della cucina: se tengo la mano per 36 secondi su una piastra bollente e poi la raffreddo su un sacchetto di ghiaccio per un tempo dieci volte più lungo, la media matematica della temperatura sarebbe troppo bassa per provocare un’ustione. In realtà, invece, una bruciatura davvero dolorosa sarebbe garantita. Ma questo paragone non regge.
Nella comunicazione mobile, infatti, anche un multiplo del valore limite dell’impianto vigente in Svizzera pari a 5 Volt al metro sarebbe ben al di sotto delle raccomandazioni internazionali di 50 Volt al metro e ancora più lontano dal produrre un effetto termico nocivo − al contrario della piastra bollente che supera nettamente la soglia dell’ustione.
Paragoni come quello riportato qui sopra sono chiari esempi di allarmismo. Ecco perché può valere la pena fare chiarezza sull’effetto termico dei segnali della comunicazione mobile: per prevenirlo, il valore limite internazionale applica un margine di protezione di circa 7−8 volte. In altre parole, la potenza di trasmissione massima consentita su un’antenna è di circa 50 volte inferiore a quella che potrebbe iniziare a provocare un riscaldamento dei tessuti corporei non più compensabile dall’organismo. La scienza fissa questa soglia a 1 grado Celsius di aumento duraturo della temperatura.