In fatto di rete mobile, si assiste a un incremento costante del suo utilizzo da parte di tutti, ma nessuno vuole vedere l’infrastruttura che serve per farla funzionare. Se si rende necessario costruire un’antenna in un luogo, nelle vicinanze subito si scaldano gli animi. In molti casi, gli oppositori organizzano raccolte di firme contro questi progetti e non di rado distribuiscono volantini che invitano chi voglia maggiori informazioni a contattare… un numero di cellulare: una contraddizione che dice tutto.
Ostacolando il miglioramento della copertura nella propria zona si ottiene il risultato che il cellulare si collega automaticamente a un’antenna più distante con una ricezione peggiore. Qual è la conseguenza? La radiazione sul proprio corpo aumenta, non diminuisce − a meno di non voler rinunciare completamente al telefonino e tenersi a distanza anche da quelli degli altri. L’ormai frequente richiesta di bandire le antenne dai centri abitati è quindi un autogol. L’antenna scompare dalla vista, ma la radiazione c’è eccome e, anzi, si moltiplica.
Una ricezione peggiore, infatti, provoca un effetto simile a quello che succede quando due persone tentano di parlare a grande distanza: entrambe devono urlare per farsi sentire. Fuori di metafora, l’antenna e il telefonino devono emettere più potenza per mantenere attivo il collegamento tra di loro. Nel caso del cellulare, l’intensità del segnale può aumentare fino a 1000 volte − e si tratta di radiazioni generate vicino al corpo.
Anche una riduzione dei valori limite, spesso abbinata alla richiesta di differenziare tra copertura indoor e outdoor, ha conseguenze simili. Infatti non esiste un telefono al mondo che sia stato concepito per questa finezza squisitamente elvetica. Tutti i componenti della telefonia mobile seguono gli standard internazionali. Ridurre ulteriormente i valori limite per evitare che i segnali entrino negli edifici significherebbe esporci a una maggiore radiazione proveniente dal nostro telefono, necessaria per compensare il peggioramento della ricezione con un segnale trasmittente molto maggiore. O, per tornare alla metafora del dialogo: più silenzio c’è fuori, più rumore si fa all’interno.
Le tanto vituperate antenne adattive, poi, sono un altro bersaglio di critiche immeritate. Anche loro, infatti, aiutano a ridurre la radiazione impiegando un segnale più mirato in direzione dei dispositivi. In altre parole: anziché «urlare» nell’intero settore per essere sentite da un solo cellulare, parlano rivolgendosi esattamente al dispositivo attivo. Per prima cosa, infatti, l’antenna adattiva registra in che direzione si trova il cellulare, concentra il segnale con la massima precisione possibile e lo trasmette con l’intensità minima necessaria. Così la rete evita di esporre a radiazioni tutti coloro che non stanno utilizzando il loro telefonino.
In realtà, quindi, l’antenna adattiva è una tecnologia più efficiente. Fa esattamente quello che gli «allarmisti delle radiazioni» hanno sempre chiesto: trasmette solo quando e dove è necessario il segnale, senza radiazioni per chi non sta telefonando.
In tutto questo, generalmente il malinteso più grande riguarda l’origine della radiazione. Nell’ambito della telefonia mobile, il proprio cellulare e gli altri dispositivi vicini al corpo come orologi smart, tracker o telefoni di altre persone generano circa il 90 percento dell’«esposizione giornaliera», come la chiamano gli esperti. Nella zona della testa si arriva addirittura al 95 percento. Ad ogni centimetro di distanza dal corpo, l'intensità diminuisce sensibilmente. L’antenna di telefonia mobile è responsabile di una parte piccolissima, in media tra un ventesimo e un decimo. Va poi aggiunto che la Svizzera si è dotata di valori limite molto più rigorosi, perciò i valori effettivamente misurati sono ancora di gran lunga inferiori a quelli teoricamente possibili. Spesso viene stigmatizzata l’antenna e portato in trionfo il cellulare, ma per far funzionare la comunicazione serve un gioco di squadra efficace fra i due componenti.
Per riepilogare, si può dire che una buona copertura fa in modo che la rete e i telefonini possano comunicare tra loro nel modo più efficiente possibile. Ovvero emettere solo le radiazioni davvero necessarie. Ed è proprio qui che il 5G è nettamente migliore delle tecnologie precedenti. Ma tutto questo è possibile solo se l’antenna è vicina al luogo in cui viene utilizzata, e con il contributo delle antenne adattive. Allontanare le antenne dall’utilizzatore, ritardare il potenziamento della rete e introdurre valori limite ancora più bassi significa in ultima analisi aumentare la radiazione a cui è esposta l’utenza. A meno che non si decida di rinunciare completamente alla telefonia mobile e tenersi alla larga anche dai terminali degli altri.
Swisscom
Media Relations
Alte Tiefenaustrasse 6
3048 Worblaufen
Indirizzo postale:
Casella postale, CH-3050 Berna
Svizzera
Tel. +41 58 221 98 04
media@swisscom.com