La digitalizzazione aiuta a semplificare i processi produttivi, a renderli più efficienti e ad abbattere le scartoffie. Abbiamo intervistato Hanspeter Groth, Industry Leader Manufacturing in Swisscom, il quale ci spiega come approcciare un progetto per la digitalizzazione dello shopfloor e i vantaggi dello sviluppo con low code.
Signor Groth, quant’è importante la digitalizzazione per l’industria manifatturiera?
Possiamo distinguere due livelli. Da un lato è possibile digitalizzare il processo produttivo dello shopfloor a livello orizzontale, cioè dal materiale grezzo fino al prodotto finito e al suo utilizzo da parte del cliente. Su questo piano si verificano le più frequenti interruzioni nella continuità del supporto: magari la produzione in sé può essere stata in parte digitalizzata e funzionare senza carta. Ma appena il prodotto esce dallo shopfloor e passa al magazzino, a un altro livello di produzione o è inviato al cliente, i processi non sono ancora completamente digitalizzati, e occorre tornare a lavorare con documenti cartacei.
E il secondo livello?
Qui abbiamo a che fare con l’integrazione di tipo verticale, cioè dal topfloor allo shopfloor. I sistemi nel topfloor come ERP e PLM (Product Lifecycle Management) servono per la programmazione: cosa deve essere prodotto e quando, quanti pezzi sono richiesti, da dove arrivano i materiali ecc. Questi dati devono essere inviati allo shopfloor nel modo più diretto possibile. Molte case manifatturiere, però, hanno ancora difficoltà a gestire adeguatamente questo passaggio.
Ci può fare un esempio?
Un collaboratore della produzione riceve i dati dell’ordine da ERP. Quindi deve rilevare determinati dati macchina e registrarli manualmente, oltre a dover trasmettere ulteriori informazioni, ad esempio sulla qualità, ad altri sistemi. Si capisce che la digitalizzazione può avanzare in entrambe le direzioni, sia in verticale che in orizzontale.
Come mai lo shopfloor non è ancora digitalizzato?
Le aziende che producono articoli standard in grandi lotti, come ad esempio frigoriferi o valvole, riescono a digitalizzare la loro produzione in modo relativamente semplice. Il processo produttivo è standardizzato e quindi anche l’ostacolo della digitalizzazione è facilmente superabile. La tendenza va però sempre più in direzione di prodotti personalizzati fino a lotti da 1, per i quali ogni prodotto segue un processo produttivo diverso, a cui si aggiungono modifiche richieste dal cliente anche all’ultimo minuto.
Quali sono i problemi connessi?
È difficile mantenere una visione d’insieme e assicurare la qualità: più un prodotto ha carattere individuale, più risulta complesso digitalizzarne i processi. Sorge la domanda se e fino a che punto i vantaggi ottenuti giustifichino i costi.
Che testimonianze abbiamo a conferma della tendenza verso la produzione customizzata?
Parecchie. La Swiss Manufacturing Survey 2022, un’indagine condotta dall’Università di San Gallo, mostra che la maggior parte delle 308 piccole, medie e anche grandi aziende manifatturiere svizzere intervistate adotta un approccio produttivo che si concentra fortemente sulle richieste del cliente, producendo secondo i modelli Engineer to Order (30%), Make to Order (29%) o Assemble to Order (15%). Solo il 26% lavora esclusivamente o parzialmente secondo il principio del Make to Stock, quindi con prodotti di largo consumo realizzati indipendentemente dagli ordini dei clienti.
Quali altre difficoltà si devono affrontare?
Una problematica riguarda il parco macchine, che in numerose aziende può includere molte generazioni diverse, spesso anche vecchie di decenni. Le macchine brownfield (pre-esistenti) non sempre sono dotate di interfacce digitali, oppure operano con una grande varietà di interfacce e protocolli di dati, che rendono molto difficile l’integrazione. Anche la sede di produzione stessa gioca un ruolo: una produzione centralizzata in un unico luogo è più facile da digitalizzare rispetto a una suddivisa su una decina di stabilimenti diversi. Questo vale soprattutto quando in luoghi diversi si lavora con macchine diverse e si impiegano collaboratori con competenze diverse.
Come si possono conciliare ERP, PLM e lo shopfloor?
La cosa più importante è formulare un concetto completo, solido e dettagliato, che copra non solo gli aspetti tecnici ma anche fattori relativi ad esempio alla data governance e alla cybersecurity. Senza una «big picture» è difficile orchestrare il tutto. Una volta definito un concetto generale, è possibile determinare la tecnologia più opportuna. Quando si lavora su qualcosa di pre-esistente (ad esempio ampliando soluzioni ERP o PLM), si può integrare una soluzione MES (Manufacturing Execution System) completa oppure ricorrere a nuovi approcci come il low code.
Cosa s’intende esattamente per low code?
Con gli odierni strumenti low code è possibile digitalizzare e semplificare i processi e automatizzare le operazioni ripetitive. Lo sviluppo avviene perlopiù senza complessi codici di programmazione e usando editor drag&drop. La logica di business necessaria è creata con linguaggi basati su formule in stile Excel. Così, all’insegna della democratizzazione della digitalizzazione, anche i collaboratori addetti ai processi, anche se privi di particolari competenze di programmazione, possono portare avanti attivamente e rapidamente la digitalizzazione in azienda. È un vantaggio questo molto interessante, specialmente in tempi come questi in cui c’è carenza di personale informatico specializzato.
Quali sono i benefici concreti dell’adottare piattaforme low code nello shopfloor?
Le piattaforme low code consentono di digitalizzare facilmente i processi produttivi e di eliminare il carico cartaceo. Il low code apporta evidenti vantaggi sotto diversi punti di vista, sia nella digitalizzazione di interi processi che di singole fasi produttive. Le piattaforme low code non solo contribuiscono a semplificare le modalità d’immissione dei dati, incrementando la qualità dei dati stessi, ma fungono anche da punto di giunzione tra i sistemi coinvolti, con annesso adeguamento delle strutture dei dati durante il trasporto. Il low code può anche fungere da base per la valutazione dei dati e altre analisi complesse.
Qual è l’utilità concreta di low code?
Digital Manufacturing Services
I leader del settore hanno aumentato la loro produttività fino al 90% grazie alla trasformazione digitale. Gli esperti Swisscom vi supportano nella digitalizzazione della produzione.
Le piattaforme low code aiutano ad accelerare la trasformazione digitale. Grazie al basso time to value hanno un forte impatto sul calcolo del rapporto tra costi e benefici di qualsiasi progetto di digitalizzazione.
Che tipo di piattaforme low code esistono?
Il mercato per low code in campo industriale non è particolarmente vasto. Possiamo menzionare gli operatori Mendix e Microsoft. Soprattutto Microsoft, con la sua Power Platform, è entrata in modo dirompente sul mercato. La Power Platform offre eccezionali possibilità d’integrazione in Microsoft 365 e Dynamics 365 o Microsoft Azure. Integrata poi nella soluzione di collaborazione Microsoft Teams dischiude molte possibilità di soluzioni creative. Per l’integrazione di sistemi eterogenei esistono centinaia di connettori, tra cui SAP, Oracle, ServiceNow e Salesforce. Anche soluzioni proprietarie e interne possono essere connesse con interfacce generiche, oppure anche automatizzate tramite RPA (Robotic Process Automation) usando immissioni sintetizzate.
Come si procede a introdurre una piattaforma low code?
Low code si presta in particolare alla rapida implementazione di singoli casi applicativi del tipo Rapid Prototyping. I clienti apprendono così le caratteristiche del low code direttamente nel lavoro pratico. Per evitare criticità quando si va poi a scalare il caso applicativo, si rivela fondamentale avere un concetto di governance pronto per la piattaforma low code. La piattaforma viene così consolidata dal punto di vista della sicurezza e della compliance per essere integrata negli standard dell’azienda.
Cos’altro bisogna considerare?
Per l’uso strategico del low code in azienda è fondamentale instaurare un Center of Excellence che permetta di supervisionare le attività sulla piattaforma e di accompagnarne la scalabilità. Se viene introdotto correttamente, produce un immediato effetto leva che permette di creare ulteriori applicazioni in continuo miglioramento. Con un sistema di gestione attiva della suite di strumenti low code si evita inoltre il rischio di uno sviluppo fuori controllo.
Quali sono i limiti del low code?
Di base con il low code si può ottenere quasi tutto. Per capire però se si tratti sempre della soluzione migliore, occorre considerare le condizioni specifiche dell’applicazione o il settore interessato. Se vigono complesse disposizioni vincolanti da osservare (audit trail), può essere più utile contemplare una soluzione specializzata. Lo stesso vale per requisiti esotici o proprietari. In questi casi si può ricorrere allo sviluppo software convenzionale. Bisogna ricordare che low code, soluzioni standard e sviluppo convenzionale del software sono aspetti combinabili e non si escludono a vicenda.
Può citarci un esempio di progetto low code in Svizzera?
Un esempio eclatante è la Geobrugg AG, fornitrice di soluzioni di protezione contro rischi naturali quali frane, smottamenti o valanghe, attiva a livello mondiale. Precedentemente, per la generazione dei report dei suoi dati macchina usava una soluzione che si basava su un gran numero di file Excel, onerosi da preparare in termini di tempo e molto soggetti a errore. Oggi la Geobrugg si affida a una app low code sviluppata insieme a Swisscom, basata sulla Power Platform di Microsoft e che permette di registrare e convalidare i dati macchina con maggiore facilità. Grazie alla qualità più alta dei dati si possono ottenere analisi complesse e previsioni da svolgere direttamente nell’Azure Cloud.
Come contribuisce Swisscom alla digitalizzazione della produzione con low code?
Offriamo supporto sul lato dell’orientamento strategico, della concreta implementazione del caso applicativo sulla piattaforma low code, del consolidamento della piattaforma in termini di data governance e di change management. A livello tecnologico adottiamo un approccio agnostico e cerchiamo di trovare la soluzione adatta insieme al cliente, includendo oltre al low code anche altre tecnologie. Ci orientiamo in particolare su ambienti di sistema centrati su SAP, che Swisscom adegua alle singole esigenze o di cui si assume la gestione. Swisscom offre inoltre una seconda opinione indipendente anche in caso di progetti già in programmazione.